Deliberatamente ho fatto trascorrere alcuni
giorni prima di scrivere queste
poche righe. Era mia intenzione
sfuggire la schiavitù dell’emozione, ma mi rendo conto che non è
cosa facile.
In un mese se ne sono andati Domenico Geniale, "Minicuccio re Bianca"
o
"Blocco," e Antonio del Grosso, "Ntonio re Pongiotto", due
persone differenti per carattere e costituzione, tuttavia con un
denominatore
comune: erano veri torresi e credevano che solo San Ciriaco
a Torre potesse fare miracoli.
Di Minicuccio ho ottimi ricordi
legati alla fine degli anni ottanta, l’epoca delle prime
feste dell’Emigrante, quando grande era l’impegno politico e
maggiore l’illusione che ci potesse essere una svolta nella
società torrese. Egli era da poco rientrato dalla Francia. Non
aveva un lavoro e se la passava piuttosto male. Qualche
volta aveva fatto, con scarso successo, anche il
manovale per suo zio Guido. Nel 1988 trascorrevamo le serate
nella sede del partito socialista torrese a giocare a “briscola a
cinque”, insieme ad Agnelli, Armando, Riccio, Nicola o’ Uappo, Diaroro
ed altri.
In quell’anno ebbi la mia promozione a
funzionario. Per festeggiare l’evento invitai Blocco a cena.
C'erano anche tutti i miei colleghi di Servizio, una ventina
all’epoca.
Feci una cosa fuori dal comune, in quanto a
questo tipo ci cene partecipano, di norma, esclusivamente i
compagni di lavoro.
Elegantissimo, Minicuccio fece il suo
ingresso nella sala del ristorante, con un blazer blu e camicia azzurra.
I miei colleghi, credendo che fosse un direttore di banca ( tale era
nell’aspetto e nel portamento ), lo trattarono per tutta la sera
con il massimo riguardo e deferenza.
Domenico era educatissimo e sapeva come
comportarsi.
Io voglio ricordarlo, tuttavia,
anche quando, nella Festa dell’Emigrante, distribuiva panini e
salsicce, contento, attento, polemico e “torrese”.
Con Ntonio re Pongiotto, invece, se ne è
andato un chiazzaiuolo ( nel senso buono), uno, dei
pochissimi, che frequentava ancora la piazza.
Normalmente, col bel tempo, se ne stava disteso
sui gradini del monumento, dove aspettava la sua compagnia:
Ciriachino, Peppo e Capitano o Riccio.
Io gli volevo molto bene e con lui mi
divertivo molto, anche se talvolta lo facevo volutamente (ma
bonariamente) arrabbiare.
“
Nto” – gli
dicevo - “ stamattina ho incontrato
Fiorenzo e mi ha venduto per 5 euro due buste di fungi re chiuppo”
oppure, se era stagione, - “ Nto i figli di Luigino e Simone
mi hanno regalato no mazzo re spalici re no
paro e chili”.
Invariabilmente rispondeva “ E che cazzo te
l’ai mangiati tutti?! Non me ne putivi portà rui? Ti puozzi
strafocà!”.
Aveva una risata aperta e spesso raccontava di
fatti divertenti dei tempi passati. La sua specializzazione, però, era
quella di shockare i pellegrini che gli chiedevano informazioni
sull’uomo dei miracoli.
Li lasciava allibiti, senza parole,
attassati. E su questo ne avrei di aneddoti da raccontare!
Peccato che ci abbiano lasciato!
Passeggio per Torre in queste brumose serate di
autunno e talvolta mi pare di scorgere ancora Blocco, fermo
davanti al bar di Agnelli, mentre legge il giornale; altre volte,
invece, passando per la piazza, mi sembra che
dalla nebbia, avvolto nel suo cappotto verde emerga Ntonio, il
quale , alzando il bastone in segno di saluto, mi dica
allegramente:
“ Uagliò ! Te raccomanno !
Stipeme rue fungi ! ”
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